domenica 23 gennaio 2022

"Una frescura al centro del petto"

Dopo aver raccolto altri sassi, conchiglie e vetri di mare, dopo averli messi ad asciugare (ma come sono belli quando sono bagnati! così lucenti e splendidi!), ieri ho cominciato una nuova composizione, a partire da quella precedente che non avevo ancora smontato.




Una pietra dopo l'altra, una sfumatura dopo l'altra, ho visto crescere questa composizione, cercando di mantenerne il centro. Ho ancora tantissime cose da imparare, prima fra tutte la pazienza verso l'imperfezione, che è davvero un'arte indispensabile non solo per creare ma innanzitutto per vivere. Con l'aiuto del mio fratellino, che fotografo lo è sul serio, dopo tantissime prove sono arrivata a questa conclusione. Parziale? Forse! Finché non lo smonto è ancora lì! Ma diciamo che mi approssimo alla conclusione.
Ed ecco il risultato:


Mentre lavoravo a questa composizione, ho letto un brando della raccolta Ma dove sono le parole?, un dolcissimo libretto che racchiude le poesie degli allievi dei laboratori di poesia condotti da Chandra Livia Candiani. Vi è citata una poesia del mistico persiano Rumi:

Ci sono due tipi d'intelligenza: una acquisita,
come lo scolaro memorizza fatti e concetti
dai libri e da quel che il maestro dice,
accumulando informazioni dalle scienze tradizionali,
come da quelle nuove. 
Con questa intelligenza emergi nel mondo,
ti collochi davanti o dietro gli altri
in base alla tua competenza nel memorizzare
l'informazione, con questa intelligenza te ne vai a zonzo
per i campi della conoscenza segnando sempre più
cose sul tuo quaderno di appunti. 
C'è un altro tipo di quadernetto, 
uno già completo e custodito dentro di te,
una sorgente che straripa dal suo alveo. Una frescura
al centro del petto. Quest'altra intelligenza
non ingiallisce e non ristagna. E' fluida,
e il suo movimento non è da fuori a dentro
attraverso le condutture di un sapere idraulico.
Questo secondo sapere è una fonte 
che da dentro di te va verso l'esterno.

Ecco. "Questa frescura al centro del petto mi sembra che si possa vedere anche nella composizione che sto facendo!" mi sono detta. E queste parole mi sono risuonate mentre cercavo di completare l'armonia del quadro.

 




Pensare che tutti questi elementi (tranne la barchetta, che ormai mi accompagna ovunque, le poche conchigliette - quella più grande è un dono di mio fratello - e qualche sassolino) erano tutti scarti: un modo per dire che dai diamanti non nasce niente, ma anche per riflettere su come così poco gli uomini rispettano il mare e il pianeta in cui viviamo.
In questi scarti c'è la storia dell'ultimo secolo della mia città: la costa, un tempo frastagliata e rocciosa, è diventata, soprattutto nel secondo dopoguerra e durante gli anni del famigerato sacco di Palermo, una discarica dove depositare soprattutto sfabbricidi, gli esiti infausti di macerie e costruzioni di interi quartieri.  

Questo tesoro viene dalle due spiaggette che ho visitato nei giorni scorsi... tranne un elemento!


Questo frammento viene dalle pendici del monte Gallo, dove la costa è tutta scogli e vegetazione: non avrei mai immaginato di trovare degli scarti anche lì. Chissà a cosa apparteneva: una tazza? un piatto? Riesci a trovare la sua posizione nell'immagine finale?

Qui (oppure qui) trovate il making of ;)





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