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La divisa invernale |
Qualche giorno fa sono tornata a visitare l'Ospedale Psichiatrico di Palermo, un complesso architettonico davvero notevole ma soprattutto un luogo che evoca tante storie che, apparentemente distanti, in realtà ci riguardano tutti.
Ero stata a visitare il complesso della Vignicella l'anno scorso: la ricostruzione delle camerate e il museo degli strumenti rendono solo parzialmente ciò che doveva essere la vita qui dentro. Forse quello che impressiona di più è l'enorme quantità di faldoni pieni di documenti e carte abbandonate nella stanza che dovrebbe fungere da archivio. Ognuna di quelle carte contiene almeno una storia e ancora una volta la memoria delle vite di queste persone, relegate al margine della città per nasconderle alla vista della società civile, rischia di perdersi del tutto.
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La Vignicella, ex casa di campagna dei Gesuiti, poi utilizzata come succursale della Real Casa dei Matti del Barone Pisani |
L'emozione nel percorrere questi lunghi portici, e gli altrettanto lunghi corridoi, è tanta. Il pensiero va alla mia prozia, sorella germana di mio nonno, che qui ha lavorato per tanti anni e che sicuramente doveva portarsi dentro tanta pena per le persone che qui erano recluse.
Tanti erano i motivi per cui si poteva finire qui dentro e non tutti avevano a che fare con la malattia mentale: talvolta era un modo per escludere qualche fratello o sorella da un'eredità, o sbarazzarsi di una moglie o di una figlia vagamente "strane".
Qui venivano allevati anche i figli illegittimi, che non avevano alcuna patologia ma erano destinati a essere esclusi dalla società per una "colpa" che non avevano commesso.
Una follia, senza dubbio: quella di chi ha adottato questo sistema per risolvere un problema imbarazzante.
Entrare qui dentro significa infatti fare i conti con una parola che spesso pronunciamo con troppa leggerezza: normalità. Chi stabilisce che cosa è la norma e chi è normale?
In molte di queste persone, se solo entriamo in punta di piedi nelle loro storie, potremmo rischiare di rispecchiarci e ritrovarci: una tendenza a sognare, a immaginare, un'inclinazione malinconica o soltanto uno sconfinato bisogno di essere amati, se giudicati fuori norma, aprivano le porte di questo luogo.


Sospiri di foglie morenti
Mi distrugge / un grave peso... Incatenata / io sono in una fossa... / Sento il caldo richiamo /del vasto luminoso azzurro, / ma il gelo di grate mi piaga... // Mi avvelena / la tristezza della prima foglia / che cade morta, già, / quando tante verdi foglioline /gioiosamente danzano... // Il mio cuore batte / al soffocato ritmo / dei sospiri di foglie morenti...
Arrivare qui perché il dolore è troppo forte e ti fa perdere la ragione: Maria Fuxa visse qui perché il suo fidanzato la tradì con la sorella gemella, che poi sposò. Visse qui perché, venendo a mancare i genitori, l'unica parente che le rimaneva era la sorella snaturata, come la chiama nei suoi versi.