venerdì 3 luglio 2015

...tra le pagine chiare e le pagine scure...

E qualcosa rimane / tra le pagine chiare e le pagine scure...
Francesco De Gregori, Rimmel
Quello che sto per raccontarvi è un vero atto da (p)artigiano della bellezza.
I miei frequentano negozi di libri usati. Ce ne sono sempre di più e a dir la verità il reparto dei libri è solo una piccola parte: la maggior parte degli oggetti proviene da case svuotate più o meno tristemente, soprattutto a causa di trasferimento dell'occupante nell'aldilà.
Tra questi libri, ieri, mia madre ha notato un nome e mi ha avvertito. Così stamattina sono andata a vedere. Conoscevo A.M.A. perché molto amica della mia prof di francese dell'Università (e questa sarebbe una lunga storia...) e sebbene non la conoscessi benissimo, l'emozione provata davanti a queste pagine mi ha sorpreso. Per me il suo nome corrispondeva a quello di una donna anziana, certamente un'artista (e sicuramente una (p)artigiana anche lei). Ma quando ho aperto questo volume del (per me) sconosciuto Federico De Maria mi sono vista davanti una giovane "studentessa in legge", in un pomeriggio di inizio primavera, con gli occhi pieni di speranza e il cuore pieno di sogni.








Mi era già successo di trovare (e fantasticare) su libri sottolineati, sulle dediche, sugli oggetti rimasti tra le pagine di libri di seconda mano, cercando di ricostruire le storie delle persone che li hanno posseduti, letti, scelti, amati, studiati... In particolare mi appassionano le dediche, nelle quali si nascondono e si rivelano legami forti o a volte anche solo formali, delle vere e proprie storie dentro la storia.
Ma se conosci la persona che possedeva il libro, le cose cambiano. Lei non c'è più, ma qualcosa di lei rimane tra queste pagine, senza morire almeno fin quando non si consumeranno.

Un po' quello che è successo ai libri dei miei nonni: destinati a rimanere chiusi, pena il loro disfacimento totale, forse inconsapevolmente il mio riusare le loro pagine è un modo per generare cose nuove, dare loro nuova vita.

E mi chiedo cosa succederà ai miei di libri: spero di essere abbastanza saggia da regalarli a coloro che amo o  a chi ne farà buon uso prima che altri debbano decidere per me. E i libri che ho regalato? Perché io so regalare solo libri, letteralmente, e avrò scritto centinaia di dediche nella mia vita... tracce di legami che toccherà a qualcun altro ricostruire...

Tra gli altri libri (questa volta non di A.M.A.) che ho trovato, mi sono incantata a ricordare l'emozione provata leggendo la prima volta, a quattordici anni, la poesia di Montale "La casa dei doganieri" (in un'antologia scolastica). L'ho ritrovata in una scompaginata edizione de Le occasioni, edizione Mondadori 1949).

Quel "Tu non ricordi" mi tormenta da una vita.


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