Non ne volevo parlare. Non ne so parlare. Chi può parlarne? Noi che viviamo sicuri nelle nostre case?
Però la domanda urgeva. Stefano è arrivato a scuola con la domanda.
(Come si fa a rispondere a questa domanda davanti a una classe di bambini di sette anni?)
Cos'è la giornata della memoria? La memoria di chi? Che cos'è la memoria?
E qui abbiamo cominciato ad arrampicarci sugli specchi, io e la mia collega. Nonostante ne abbia sempre parlato, nonostante in tutte le occasioni possibili abbia fatto loro svariati esempi di discriminazione razziale o religiosa, o altro.
Abbiamo raccontato. Non tutto. Non tutto si può raccontare, non a tutte le domande si può rispondere: "Come li hanno uccisi?" chiedeva Martina, ma ho dovuto ignorarla.
Tra i tanti esempi di discriminazione, ho provato a simulare una discriminazione sull'alimentazione. Io sono celiaca, un'altra mia alunna è allergica al frumento e così - per fare un esempio - ho detto: "Pensate se un giorno viene fuori la voce che chi non mangia il pane è un tipo sospetto, non ci si può fidare, se non mangia il pane vuol dire che nasconde qualcosa, che non è uno di noi... etc, che non può più stare a scuola... Ecco, io e M., dovremmo andare via dalla scuola perché non mangiamo il pane di frumento... Voi che fareste?"
I commenti dei miei alunni li lascio per la fine del post...
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Prima però devo condividere alcune delle immagini del percorso di ieri mattina in quello che un tempo era il quartiere ebraico di Palermo. Sì. A Palermo c'era un quartiere ebraico. Ora è quasi completamente cancellato.l'ingresso del quartiere era alla "Porta giudea", proprio accanto alla odierna facoltà di Giurisprudenza. |
qui, dove un tempo scorreva il Kemonia |
in Piazza 40 martiri, dove si trova una delle camere dello scirocco, dovevano esserci i bagni per le abluzioni. |
e la Meschita (perché per i cristiani moschee e sinagoghe erano la stessa cosa) si trovava proprio dove oggi c'è la chiesa di S. Nicolò di Tolentino, vicino l'Archivio Comunale |
qui invece siamo già nel quartiere "Guzzetta", dove un tempo sorgeva il mattatoio per i cibi kosher (che ha regalato ai non ebrei panormiti tanto cibo da strada...) |
Lui non c'entra, o meglio, c'entra sempre! |
Poi eccoci alla Magione |
nel chiostro, ai bordi del pozzo, delle iscrizioni ebraiche, forse facenti parte di monumenti funebri |
Il quartiere ebraico finiva qui: a Porta Termini (di garibaldina memoria) |
Nel pomeriggio, presso l'Archivio Storico (che il genio di Giuseppe Damiani Almeyda ha reinventato recuperando la memoria dell'antica sinagoga che vi sorgeva) abbiamo completato la passeggiata con un intervento interessantissimo di Francesco Alotta sulla storia degli ebrei in Sicilia e a Palermo in particolare. Per l'occasione era esposto l'editto di Ferdinando I, datato 1492, che segnò la cacciata degli ebrei anche in Sicilia, come già stava avvenendo in tutto il regno di Spagna.
Pochissime le fonti dirette. Quasi cancellata la presenza di un quartiere ebraico e della stessa comunità ebraica (almeno qui a Palermo, perché in altre città in cui sono state, come Modica, sono invece presenti quanto meno nella memoria). Non stupisce che pochi sappiano o ricordino di aver studiato a storia degli ebrei come abitanti integrati (a fasi alterne) nel tessuto urbanistico, sociale ed economico della nostra città. Damnatio memoriae, la chiamano.
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E i miei alunni? Come finisce la simulazione?
All'ipotesi di discriminazione basata sul mangiare o meno il pane, il commento unanime è stato "Ma io lo mangio, il pane."
Insomma, come direbbe il grande Totò, "e io che sono Pasquale?"
Perché tutto ciò è stato possibile grazie all'indifferenza della maggior parte delle persone. Indifferenza che ci accomuna tutti, che si presenta sin dalla più tenera età e di cui nessuno di noi è esente.
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Aggiornamento del gennaio 2017
Adesso siamo in quinta e di quello che è successo più di 70 anni fa ne abbiamo parlato diverse volte. Quest'anno abbiamo deciso, con le colleghe delle altre classi, di collegare la memoria della Shoà alla memoria della Comunità Ebraica di Palermo, costretta a fuggire il 12 gennaio 1493.
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