sabato 10 maggio 2014

riuscire a vedere ciò che non si vede (più) 1/2

Qualche giorno fa abbiamo ricordato il 36° anniversario della morte di Peppino Impastato. Di lui sono rimaste molte memorie, e molte memorie belle: è rimasta la sua bellezza di essere umano che cercava di vedere ciò che non si vede immediatamente...



E dunque in questi giorni ho avuto modo di conoscere altre persone capaci di vedere le cose dove ancora non ci sono. Ieri, partendo dal Parco Uditore, abbiamo fatto una passeggiata verso quello che un giorno, chissà, potrebbe essere la Greenway del Parco Villa Turrisi...


Tanto per capirci, stiamo parlando di un posto che fino a 50 anni fa era campagna. Quest'area verde che vedete qui sopra è quello che rimane di un pezzo di Conca d'Oro al cui centro c'era la Villa Turrisi Bonvicino, che alla fine dell'Ottocento era di proprietà di un Barone che sperimentava tecniche agricole e di irrigazione all'avanguardia in Europa. Di tutto ciò rimane soltanto quell'arco di circonferenza delimitato dai cipressi che vedete sulla destra. Il resto se lo sono mangiati i palazzi.

All'inizio del Ventennio fascista, venne deciso di costruire una ferrovia che doveva collegare Palermo e Salaparuta. Di tutto questo progetto, venne realizzato solo il tracciato dalla Stazione Lolli di Palermo a Camporeale: il primo tratto di questa linea ferrata tagliava proprio quest'area, costeggiando i canali che adesso sono interrati, ma in cui continua a scorrere l'acqua (e sopra ci passano i tir...)

E se un giorno tutto questo percorso lineare, che è demanio pubblico, diventasse una bella pista ciclabile, o un bel sentiero dove si può correre o passeggiare? Idealmente si potrebbe arrivare almeno fino a Monreale... beh, magari a Monreale no, ma a Parco Luparello sì!

Cartina alla mano, dopo aver ascoltato le notizie storiche, abbiamo fatto una passeggiata alla scoperta di alcune parti visitabili del futuro parco lineare.

 



questo doveva essere un casello ferroviario...
Qualcuno commentava: "Sì, è bello sognare, però..."
Però noi eravamo appena stati al Parco Uditore. L'abbiamo visto nascere. Quindi sappiamo che ogni nascita comincia da un sogno.

I parchi urbani di questo tipo non sono solo decorativi. E non sono solo necessari perché "il verde è vita" e cose del genere (che sono verissime ;) ).

È ora che il Comune, che la Regione, che lo Stato civile si riappropri di quello che ha, lo valorizzi come bene collettivo. Perché dove non avanza il bene, avanza il male. E si vede.

Della storia della Villa Turrisi si sono perse le tracce. Le nuove generazioni ignorano dove si trovi e chi fossero le persone che la abitavano. Ignorano gli agrumeti di cui rimane qualche traccia sparuta. Non siamo più capaci di ritrovare la nostra storia nel territorio che abitiamo. Chi perde la propria storia perde se stesso e il proprio futuro. Non è uno slogan, è quello che è successo quando Ciancimino e compagnia misero le mani sulla città e consegnarono alla mia generazione una Palermo saccheggiata e devastata. Come briganti. Come i pirati di cui parlava Buttitta....


Tocca a noi non lasciarci deurbare ancora. Riprendiamoci quello che è nostro.


2 commenti:

  1. Grazie per questo bellissimo racconto, una sorpresa inaspettata. Lo "linko" sulla pagina ufficiale di Parco Villa Turrisi... :)

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