giovedì 5 dicembre 2013

salvataggi

"Ai nostri giorni, purtroppo, assistiamo a un divorzio tra bellezza e fede che speriamo di poter ricomporre. [...]
È dunque necessario ritornare al dialogo tra arte e fede, sorelle tra loro, per ritrovare un'autentica bellezza. Lasciamo la parola conclusiva ad alcuni grandi personaggi. Partiamo da Hermann Hesse (1877-1962). Egli è perentorio nella sua opera Klein e Wagner quando afferma che "arte significa: dentro ogni cosa mostrare Dio", anche senza esplicitarne il Nome, ma mostrandone la trascendenza.
La seconda voce è quella di Henry Miller (1891-1980), scrittore americano duro e ostile nei confronti del cristianesimo. Egli, in un suo saggio, affermava che, come la religione, "l'arte non insegna niente, tranne il senso della vita". Infatti, l'arte appare inutile, da un punto di vista pratico, come lo è la poesia. Eppure non si può farne a meno, come dell'amore. L'amore ci fa apparire stupidi agli occhi degli altri, dissipatori di sentimenti e di denaro. Ma si può vivere senza amore? Può anche capitare, ma in tal caso è una vita infelice. Lo stesso accade senza la bellezza.
Chiudiamo riprendendo la testimonianza di Dostoevskij che ci dice una grande verità, a proposito dei due volti della bellezza: gioia e angoscia. La bellezza affascina il cuore, ma anche lo trafigge, in un abbraccio suadente e mortale dove gli opposti si toccano: "là vivono, tutte insieme, le contraddizioni", là si muovono le tenebre, là risplende la luce. E questa unità degli estremi è la sintesi stessa della bellezza e della sua forza salvatrice."

Gianfranco Ravasi, La bellezza salverà il mondo, Marcianum Press, Venezia, 2013

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